Il cibo sprecato in Italia ammonta a circa 270 tonnellate e non si limita più solo al consumatore finale (68% di spreco) ma all’intera filiera dei prodotti alimentari.

Frutta e verdura, carne, pesce i prodotti che sprechiamo di più

Si tratta soprattutto di sprechi di prodotti come frutta e verdura, carne, pesce, cereali ed anche formaggi. In particolare c’è il consumo che si ha prima della vendita del prodotto (pre consumer waste) e quello invece operato dal consumatore finale (post consumer waste).

In totale il cibo sprecato è circa il 30% di quello che viene prodotto (67 kg di alimenti per abitanti, per un totale di 4 milioni di tonnellate di spreco) e questo è un dato allarmante se si considera che con tutto questo cibo buttato si potrebbero sfamare per 4 volte gli 800 milioni di persone sul pianeta che vivono in una condizione di denutrizione.

Per non parlare poi dei danni a livello economico ed ambientale: dal punto di vista ambientale infatti lo spreco alimentare incide sull’inquinamento essendo responsabile di 4,8 miliardi di tonnellate di gas serra emessi nell’atmosfera, per un consumo di acqua di 180 miliardi di metri cubi.

Per finire, la FAO ha stimato che nel mondo circa 1,4 milioni di ettari di terreno coltivabile sono destinati a produrre cibo che non verrà mai mangiato (si tratta del 28% della superficie terrestre destinata all’agricoltura), e questo impatta in modo determinante sulla perdita di biodiversità.

Dal punto di vista economico, invece, vengono sprecate anche le risorse per produrre questi alimenti come energia, acqua, sfruttamento del territorio, combustibili, forza lavoro.

Per non parlare anche dei costi sociali, sanitari e ambientali causati dallo spreco (come il costo della gestione degli effetti avversi dovuti all’esposizione a pesticidi, l’erosione dei terreni e gli interventi necessari alla fertilità del suolo, i conflitti causati dallo sfruttamento delle risorse in Paesi dove queste risorse non ci sono e così via).
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