I termovalorizzatori sono degli impianti che servono per incenerire i rifiuti che, una volta bruciati, vengono utilizzati per generare energia termica ed elettrica.

Ma come funzionano precisamente i termovalorizzatori?

I rifiuti non riciclabili vengono conferiti all’inceneritore e scaricati nella vasca di raccolta e miscelazione. Da qui vengono caricati nelle caldaie delle tre linee di combustione ad una temperatura molto elevata (anche oltre i 1000°) per far avvenire l’ossidazione completa dei rifiuti.

Il calore prodotto dalla combustione genera vapore ad alta pressione, che viene immesso in un turbogeneratore per la produzione di energia elettrica e, successivamente, utilizzato per scaldare l’acqua che alimenta la rete del teleriscaldamento della città.

Ogni linea di combustione ha un trattamento fumi dedicato: nella camera di combustione i fumi vengono trattati con ammoniaca, per abbattere gli ossidi di azoto, per poi passare attraverso un sistema catalitico, per l’ulteriore riduzione degli ossidi di azoto e di ammoniaca.

In uscita dal circuito della caldaia

In uscita dal circuito della caldaia, arrivano a un sistema di depurazione e filtrazione, che trattiene i microinquinanti, tra cui metalli pesanti, diossine e furani.

Sebbene questo processo, in linea generale sembrerebbe molto vantaggioso, in realtà c’è un grande problema proprio legato ai sottoprodotti generati dal processo di combustione dei rifiuti, perché comunque si creano ceneri e fumi.

Infatti, solo alcuni impianti più avanzati riescono a filtrare gli scarti della combustione.

Un ulteriore problema sta nel fatto che gli scarti contengono metalli pesanti nocivi per la salute e l’ecosistema, e solo in alcuni impianti c’è un perfetto sistema di depurazione e filtraggio.

Inoltre, al pari dei vecchi inceneritori, anche i termovalorizzatori sono responsabili dell’emissione di gas serra e altre sostanze (come l’anidride carbonica, le diossine e il particolato) che contribuiscono all’effetto serra ed al fenomeno delle piogge acide.
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