Il problema dell’attività delle centrali nucleari è legato al materiale di scarto ottenuto dai loro processi, ovvero le scorie nucleari, che hanno una radiotossicità elevata e tempi di decadimento altrettanto elevati.

Infatti non si conosce un metodo per poterle smaltire senza contaminare l’ambiente: per questo, i rifiuti nucleari italiani più radioattivi sono stoccati temporaneamente in Francia e Gran Bretagna, mentre quelli meno radioattivi sono sparsi in vari depositi temporanei in Italia.

Il materiale radioattivo dell’Italia

Il materiale radioattivo dell’Italia, che non può essere utilizzato, viene:

smaltito all’interno di un impianto autorizzato, senza intenzione di successivo recupero
smaltito in ambiente, in condizioni controllate, entro determinati limiti stabiliti per legge

Infatti lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi è subordinato a delle autorizzazioni precise in base al grado di pericolosità dello stesso:

rifiuti radioattivi di I categoria ovvero quelli a bassa attività, la cui radioattività decade in tempi relativamente brevi (alcuni mesi o qualche anno), si tratta ad esempio dei materiali utilizzati in medicina e nella ricerca scientifica. Questi vengono immagazzinati in condizioni controllate fino al loro decadimento, per poi essere smaltiti.
Rifiuti radioattivi di II categoria ovvero quelli a bassa/media attività o a vita breve (che perdono la loro radioattività in qualche secolo)
Rifiuti radioattivi di III categoria ovvero quelli ad alta attività o a vita lunga (per il loro decadimento ci vogliono migliaia o centinaia di migliaia di anni).
I rifiuti di II e III categoria invece necessitano di due ulteriori processi ovvero il condizionamento (dei trattamenti chimici e fisici che convertono i rifiuti radioattivi in forma solida permettendo un più facile trasporto e smaltimento in depositi dedicati) e smaltimento in depositi definitivi (ciò che deriva dal condizionamento viene trasportato in depositi isolati, per i rifiuti di categoria II si utilizza un deposito superficiale, protetto da barriere artificiali, con vari gradi di isolamento, mentre per quelli di categoria III, si utilizzano grandi formazioni geologiche in profondità).