Le microplastiche sono delle particelle di plastica delle dimensioni inferiori ai 5 millimetri. A causa delle loro dimensioni ridotte, questi inquinanti non vengono bloccati dai sistemi di filtrazione dell’acqua e per questo finiscono nei mari e negli oceani.

Sono molto pericolose sia per gli abitanti del mare ma anche per noi uomini. Infatti, vengono ingerite anche da pesci, molluschi e crostacei che portiamo sulle nostre tavole.

Le microplastiche nei cibi

È proprio in questo modo che le microplastiche si trovano nei cibi e vengono ingerite anche da noi umani. Inoltre si trovano anche in molti prodotti cosmetici come creme, scrub, bagnoschiuma, dentifrici e quant’altro che contengono microsfere e chip in polietilene.

Oppure si trovano nell’abbigliamento sintetico che spesso viene realizzato a partire dal riciclaggio ma che, dopo tanti lavaggi, rilascia microplastiche nell’acqua della lavatrice.

Quindi ne veniamo a contatto molto spesso, per non dire tutti i giorni. Le microplastiche possono fungere da veicoli di contaminanti ambientali e altri prodotti chimici che vengono aggiunti durante il loro processo di fabbricazione.

Le sostanze chimiche possono essere stirene, metalli tossici, ftalati, bisfenolo A, bifenili policlorurati e idrocarburi policiclici (tutti i materiali plastici derivano dal ciclo di lavorazione del petrolio).

Queste sostanze, una volta ingerite, possono portare tossicità, infiammazione, disturbi metabolici, neurotossicità e aumento del rischio di cancro nell’uomo.

Negli anni, un uomo può ingerire fino a 1.769 particelle di plastica ogni settimana anche solo bevendo acqua in bottiglia (negli Stati Uniti, il 94.4% delle acque in bottiglia contiene fibre di plastica mentre la percentuale scende al 72.2% per l’Europa).

È molto allarmante se si considera che la media è di 9.6 fibre in Nord America e 3.8 fibre di plastica per litro in Europa.
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