Il climatizzatore è un elettrodomestico molto utilizzato sia in estate che in inverno, che richiede comunque la giusta manutenzione per garantire l’efficienza nel tempo. Il suo funzionamento è molto semplice: pesca aria calda all’esterno e la restituisce fresca all’interno. Questo processo viene permesso dal gas refrigerante in esso contenuto. Ma quanto inquina un climatizzatore?

Questi gas refrigeranti, in linea di massima, devono:

non essere inquinanti
non essere costosi
essere sicuri
avere un’alta densità sia allo stato liquido che gassoso
possedere un’elevata entalpia di evaporazione

Inizialmente come gas si utilizzavano ammoniaca e anidride solforosa, sostanze molto inquinanti per l’ambiente e infiammabili. Poi, per fortuna, sono state sostituite: in realtà, dal 2015 non è più possibile utilizzare il gas R22, un idroclorofluorocarburo presente in molti vecchi climatizzatori prima del 2002, ma molto dannoso per l’ambiente.

Il gas climatizzatore

Poi si è passati al gas R410A che derivava dalla combinazione tra il gas R32 e il gas R125. L’R410A aveva buonissime performance ma causava un impatto molto elevato sull’ambiente, pur non producendo effetti dannosi per lo strato di ozono. Per questo si è passati ad un altro gas refrigerante, quello più utilizzato, cioè l’R32, il difluorometano, un gas puro ed efficiente, che funziona molto bene.

Questo gas non inquina e ha un quoziente di eliminazione dell’ozono (ODP) pari a zero. L’R32 ha però un difetto e cioè quello di essere infiammabile: tuttavia, lo è solo se presente in altissima concentrazione. Dal punto di vista dell’infiammabilità è molto più pericoloso il gas R22.

In definitiva, se si ha l’intenzione di acquistare un climatizzatore e si vuole fare una scelta sostenibile e sicura, è meglio scegliere un apparecchio che utilizzi i gas refrigeranti R32 piuttosto che R410A. Quest’ultimo, infatti, ha un impatto maggiore sull’effetto serra, a differenza del secondo che ha un più basso impatto ambientale.