Credevamo di poter assistere alla bonifica di una magnolia eletta a dimora da una ‘famiglia’ di api, ma la lezione è stata più completa e ben più drammatica.
In un giardino nei pressi della redazione abbiamo notato una pattuglia della Polizia Municipale e un camioncino dotato di cestello. Ce n’era abbastanza per solleticare la nostra curiosità. In effetti era in corso un’opera di recupero di un favo pieno di api che poteva rendere pericolosa l’area circostante.
Incaricata delle operazioni la signora Giulia Minelli, apicoltrice per diletto, che dopo quaranta anni di attività all’interno dell’Enea oggi si occupa di allevare api ed anche di correre in soccorso di quei cittadini che richiedono analoghi  servizi di bonifica.
E’ bastata la caduta in terra d una parte del favo per scatenare il fuggi fuggi degli operai addetti al cestello e del sottoscritto, mentre la signora Giulia continuava imperterrita nell’opera di recupero del favo che riposto in un’arnia, consentirà alle api temporaneamente sfrattate, di ricongiungersi alla loro r’egina.’ Un’operazione apparentemente facile se gestita con professionalità, ma attenzione: se ne sconsiglia vivamente il ‘fai da te’.
Proprio da Giulia Minelli, una volta scesa dal cestello che le ha consentito di operare a quattro metri di altezza, ci è venuta la parte educativa più interessante della sua attività e nel contempo anche la più preoccupante. 
“Le persone incompetenti tendono a buttare acqua sullo sciame, oppure altre sostanze esordisce Giulia Minelli – . E’ un errore e può essere pericoloso. L’ape avverte le scariche di adrenalina delle persone e può quindi offendere, scatenando anche la reazione delle altre api che si avventano di conseguenza sul ‘nemico’. Io faccio in modo che la ‘regina’ resti all’interno del favo perché intorno ad essa si concentrano a protezione, tutte le altre api che ne seguono il ferormone”.
Quanti anni sono he Lei svolge l’attività di apicultore?
“Da alcuni anni ormai, è stata una scelta di vita da quando ho lasciato l’impiego presso l’Enea. Ho cominciato insieme con un mio nipote malato di distrofia muscolare. Per lui infatti praticavo l’apiterapia che seppure non riconosciuta dalla medicina tradizionale, viene invece utilizzata in tutto il mondo. Il veleno delle api può uccidere così come invece se usato in una certa maniera, può essere curativo. Il veleno delle api è un potentissimo antinfiammatorio: gli apicoltori ad esempio non soffrono di artrosi”.
Abbiamo visto che una volta staccato il favo dalla magnolia, lei lo ha riposto in un’arnia. Quale sarà la fase successiva?
“Non appena tutte le api che ancora volano qua intorno saranno entrate nell’arnia, provvederò a trasportarla presso la mia struttura dove pratico l’apicoltura a livello amatoriale”.

E’ a questo punto che la signora Minelli lancia un messaggio carico di preoccupazione. “Avrà notato – ci dice – che quest’anno le piante da frutto sono poverissime. Parliamo purtroppo di fiori che hanno bisogno di un’impollinazione incrociata, quella cioè che avviene ad opera degli insetti, e  le api sono le maggiori impollinatrici che esistano. Personalmente l’anno scorso ho perduto otto delle dieci famiglie di api di cui mi occupavo. L’abuso di trattamenti antiparassitari da parte degli agricoltori determina la moria delle api che succhiano nettare da piante letteralmente avvelenate Se spariscono loro possiamo avere conseguenze disastrose per le economie agricole”.
In effetti, anche senza bisogno di ricordare la profezia di Einstein, ci sono studi che dimostrano come le api siano particolarmente sensibili all’inquinamento, tanto da essere ritenute dei veri e propri ‘indicatori biologici’, testimoni del livello di qualità della vita.
È tuttavia possibile che l’estinzione massiccia delle api domestiche sia dovuta anche ad altri fattori, che in alcune regioni si sommano, creando questo disastro ecologico ed economico, vedi ad esempio la presenza di diversi microrganismi e funghi parassiti nelle arnie in declino.
Da non sottovalutare inoltre alcuni studi che imputano alle onde elettromagnetiche emesse dai  cellulari la scomparsa o la forte riduzione delle api notata in diversi paesi. Sembra infatti che le onde emesse dai ripetitori per la telefonia mobile confondano l’orientamento delle api operaie.
Signora Minelli, finora abbiamo parlato di api, Lei si occupa anche di bonificare nidi di vespe?
“Le api fanno parte delle categorie protette e quindi da salvaguardare, cosa che non si può dire invece delle vespe, loro nemiche giurate, che fanno parte di tutto un altro mondo. Non producono miele, sono solo delle predatrici che comunque fanno parte dell’equilibrio biologico. Nel caso di nidi di vespe è opportuno chiamare per stretta competenza la protezione civile. In ogni modo, lo ripeto, mai il ‘fai da te’”.
Un ultimo messaggio a salvaguardia delle api?
“Nel parco mai usare gli antiparassitari; visto che si parla di area protetta, si dovrebbero fare solo colture protette. Le leggi in materia esistono ma purtroppo esistono anche le trasgressioni e le inadempienze”.
In caso della necessità di dover bonificare eventuali favi simili, la Signora Giulia Minelli è reperibile attraverso il Comando della Polizia Comunale o direttamente al cellulare 328 1810483.

Renato Magrelli