La Cop15 è la conferenza sulla biodiversità che si sta tenendo in Canada in questi giorni. Tra i partecipanti vi sono per lo più rappresentati governativi, membri di ONG e giornalisti. Una conferenza importante come lo sono gli argomenti correlati come la biodiversità e i cambiamenti climatici.

La Convenzione copre la biodiversità

La Convenzione copre la biodiversità a tutti i livelli: ecosistemi, specie e risorse genetiche, ed anche le biotecnologie, attraverso il Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza.

Purtroppo gli obiettivi dell’accordo di Aichi, quello precedente, che riguardavano le strategie per ridurre la perdita di biodiversità, non sono stati raggiunti pienamente.

Infatti nel tempo si è assistito sempre più ad un declino e ad una perdita di natura per via di cinque principali fattori:

il cambiamento dell’uso del mare e della terra
l’eccessivo sfruttamento degli organismi
il cambiamento climatico
l’inquinamento e le specie invasive non autoctone e le loro cause sottostanti, come il consumo e la produzione non sostenibili.

Si stanno ora stilando gli obiettivi di lungo periodo e quelli entro il 2030: fra questi c’è quello di rendere area protetta il 30% del territorio mondiale e il 30% degli oceani (il cosiddetto target “30 by 30”).

Nel 2020 erano area protetta solo il 15% del territorio mondiale e il 7,5% degli oceani.

100 Paesi sono già favorevoli a questo nuovo ambizioso obiettivo ma restano da convincere altri paesi e poi da tradurre tutto in concretezza.

Fra le misure da mettere in atto ci sono:

ridurre l’uso dei pesticidi
affrontare il problema delle specie invasive
riformare o eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente
aumentare i finanziamenti per la natura da fonti pubbliche e private

È importante che nel mettere in atto queste soluzioni, si coinvolgano tutta la società, il settore finanziario e imprenditoriale ed i governi, ma anche le ONG e la società civile.

Inoltre, è fondamentale anche la partecipazione delle popolazioni indigene e delle comunità locali.
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