Il polistirolo è un polimero sintetico molto utilizzato per imballaggi e materiali da costruzione. Il problema è che ogni anno vengono prodotte decine di milioni di tonnellate di polistirolo, ed è uno dei rifiuti plastici che più spesso si ritrova nell’ambiente.

Cosa capita se il polistirolo finisce in mare

Una sola cassetta di polistirolo, se finisce in mare, può produrre oltre un milione di microplastiche che vengono ingerite dai pesci che poi portiamo sulle nostre tavole.

Il problema principale per l’ambiente è che il polistirolo non ha nessun tipo di biodegradabilità ed è molto durevole dato che persiste per anni nell’ambiente anche se diversi studi hanno dimostrato che sia meno tempo di quello che ci aspettavamo.

I raggi UV provocano una serie di reazioni di ossidazione fotochimica che portano prima alla rottura fisica della plastica in pezzi così piccoli da non essere visibili a occhio nudo.

Solo successivamente c’è la degradazione completa del polistirolo in anidride carbonica, e parziale in carbonio organico disciolto.

Proprio per dimostrare come i raggi solari degradano il polistirolo, i ricercatori hanno effettuato degli esperimenti con dei campiono irradiati con lampade che simulano la luce solare naturale.

Dopo un po’ di tempo hanno misurato la CO2 e le altre sostanze disciolte in acqua e così hanno calcolato il tempo necessario a degradare completamente il polistirolo disperso nell’ambiente.

Si tratta di un periodo di tempo che va dai 10 ai 100 anni (e non millenni come si è sempre creduto) e questo può variare in base a diversi fattori, tra cui la presenza di additivi che possono assorbire frequenze diverse della luce solare, influenzando la velocità delle reazioni e la rottura dei legami.

Ovviamente, è comunque un periodo molto lungo (anche se non si tratta di millenni come si presupponeva) e questo dovrebbe farci comprendere quanto sia importante smaltire correttamente questo materiale.
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