Geometra Manciuria, il problema “cave” uscito fuori quasi casualmente in seguito ad un insieme di “sembra”, “si dice”, “pare che”, ha richiamato l’attenzione del Cdq di Ponton dell’Elce che recentemente ci ha chiesto di pubblicare un comunicato in merito.

“Non capisco la casualità della notizia: le richieste di concessioni cave sono documenti ufficiali, sono cioè depositati in Comune e di conseguenza accessibili”.

Questo vuol dire che ci sono uno o più proprietari terrieri che hanno presentato la dovuta richiesta non solo alla Regione che viene citata coma la madre di tutti i mali, ma anche in Comune. E’ così?

“E’ vero che la competenza specifica sull’apertura di cave è della Regione, tuttavia trattandosi di sfruttamento minerario intervengono tutti gli enti preposti o coinvolti per competenza: Provincia, Comune, Sovrintendenza,N.O. Paesaggistico, forestale, etc etc. cui la domanda di concessione deve necessariamente essere trasmessa. Il parere finale è determinato proprio dalla conferenza dei servizi all’interno della quale ogni ente competente esprime la sua posizione in merito. Se il Comune esprime una posizione contraria e la motiva, l’iter che potrebbe sembrare apparentemente scontato, subisce invece uno stop”.

Quindi non è assolutamente vero che essendo la competenza della Regione il Comune debba necessariamente soccombere alle sue decisioni così come accaduto in passato??

“La decisione del 2008 presa in conferenza di servizi dalla Regione, era relativa a pratiche presentate nel 2006 presso il Comune di Anguillara. E’ innegabile che la richiesta restò a giacere presso l’assessorato Ambiente ad insaputa di molti amministratori e consiglieri dell’epoca . La scintilla che fece conclamare l’evento è attribuibile all’esito della conferenza dei servizi, tenuta nel mese di febbraio e sollecitata via fax alla Segreteria dalla Regione Lazio, che dava l’assenso all’apertura e quindi scatenò l’ira del comitato di quartiere che si mobilitò. Edotto sulla circostanza e contrario all’apertura senza uno studio approfondito e trasparente che tutelasse i concittadini, su mia personale opposizione fu immediatamente discussa ed approvata in Consiglio Comunale una mozione contraria a tale assenso. Purtroppo si è rivelata inutile perchè oramai a quella data, la pratica aveva effettuato tutto l’iter amministrativo e non esistevano i presupposti di legge per un diniego postumo. Quella cava pertanto risulta legittimata da quella conferenza di servizi.

La riflessione da fare è sull’ ipocrisia maturata all’indomani della sollevazione popolare e rammento che era in corso la campagna elettorale per la provincia di Roma: sarebbe utile da parte della redazione del tabloid verifare i documenti ufficiali e gli atti per rendere partecipi i lettori nel merito delle responsabilità e superficialità politiche commesse all’epoca, facendone tesoro per evitarne in futuro.

Torniamo ad oggi. La delibera del Consiglio Comunale approvata all’unanimità, quali scenario configura quindi?

“Oggi c’è un atto di indirizzo da parte del Comune che dovrà essere presentato in conferenza di servizi non come una semplice risultante di antipatie o di prese di posizione ‘a prescindere’, ma come il frutto di una serie di studi e di analisi del territorio di competenza, suffragato anche dai pareri dei capi area che evidenzino l’impossibilità di consentire l’apertura di nuove cave”.

Che altro si può produrre in conferenza dei servizi per appoggiare la delibera consiliare?

“Si può sempre dire no, magari mettendo sul tavolo delle condizioni. Il Comune può richiedere che la concessione sia subordinata ad un insieme di opere finalizzate alla messa in sicurezza sia del territorio circostante che alle vie di accesso per i mezzi pesanti, oppure creare uno strumento urbanistico che vincoli le aree interessate alla non apertura di nuove cave.
E’ chiaro però che se poi, al momento di esprimere il proprio parere nella conferenza dei servizi si cambia idea o addirittura non si presenzia, la delibera stessa perde di qualunque importanza”.

Quando si parla di cave di basalto, non si può non citare la dinamite quale sistema estrattivo, e sembra che questo esplosivo abbia creato dei danni alle abitazioni di Colle Sabazio. Le risulta?

“Chi sfrutta la cava utilizza evidentemente il sistema della dinamite che è il più veloce e consente di comprimere i costi di estrazione. E’ chiaro che comunque dovrebbe rispettare le normative che ne regolano l’uso. Nel 2008, su richiesta di alcuni amici residenti nel Consorzio, feci dei sopralluoghi in alcune abitazioni di Colle Sabazio, e alcuni danni secondo me probabilmente derivano dall’uso improprio della dinamite. Anche questo problema ritengo dovrebbe essere ben chiarito in conferenza dei servizi, facendo uno studio appropriato e preventivo con simulatori, per evitare conseguenze serie alle strutture di fondazione e limitare quindi, paure e timori “.