Discarica abusiva, si rientra nel reato penale? 


Discarica




Per discarica abusiva si intende l’attività di gestione illegale di rifiuti, pianificata ed abituale, effettuata da soggetti consapevoli ed in accordo tra loro, finalizzata alla sparizione dei rifiuti prodotti tramite forme di smaltimento non regolamentari e dietro adeguata contropartita economica, oppure al deposito presso il luogo di produzione.

Bisogna distinguere diversi casi di abbandono dei rifiuti:

  • abbandono incontrollato di rifiuti: è quello realizzato da privati o ditte su aree pubbliche o presso aree di proprietà di altri soggetti (campi o strade private)
  • deposito incontrollato di rifiuti: è quello realizzato da una ditta o un ente nel luogo abituale di esercizio della propria attività o presso una relativa pertinenza.

Tutti i rifiuti devono essere rimossi dai trasgressori/proprietari-detentori dei terreni (qualora noti) e destinati a smaltimento o, quando possibile, a recupero. Qualora i trasgressori siano ignoti ed i rifiuti siano abbandonati su suolo pubblico, la Città potrà provvedere direttamente alla loro rimozione. Ricordiamo che anche gettare una carta dal finestrino di un’auto è sanzionabile dalla legge.

Chi configura la creazione di una discarica abusiva, potrebbe rientrare nel reato penale, questo stando anche alla legge.

In particolare, l’art. n. 256 del codice dellAmbiente, Dlgs 162/2006, recita al primo comma: «Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione è punito:




  • con la pena dellarresto da tre mesi a un anno o con lammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi;
  • con la pena dellarresto da sei mesi a due anni e con lammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro se si tratta di rifiuti pericolosi.»

Al comma 3 si aggiunge: «Chiunque realizza o gestisce una discarica non autorizzata è punito con la pena dellarresto da sei mesi a due anni e con lammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro».
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