“Passeranno sul mio cadavere”. Questa fu la dichiarazione del sindaco Giuliano Sala giusto un anno fa (eravamo a ottobre 2012) quando, in seguito a una riunione avvenuta in Campidoglio tra l’allora sindaco Alemanno e i comitati di valle Galeria. 

In quell’occasione la discarica di Cupinoro era stata indicata come sito definitivo per sostituire Malagrotta, da molti anni in odore di chiusura, ma che fino a ieri ha visto i cancelli aperti con le infinite deroghe necessarie per non far precipitare la situazione dei rifiuti romani ai livelli ben noti di Napoli di alcuni anni fa.

Il sindaco Sala tuonò parole di fuoco contro il sindaco di Roma e il commissario ai rifiuti. La previsione in quel caso era certo più preoccupante di quella odierna. Si parlava di far diventare Cupinoro la discarica di Roma, mentre oggi il provvedimento (a parole) impegna il sito braccianese solo per un limitato tempo e una quantità di rifiuti contingentata, inoltre l’intervento sembra limitato a una tipologia di rifiuto controllata, e non al “tal quale” che è stato per decenni il principale elemento scaricato a Malagrotta. Nonostante ciò la situazione non appare tranquilla.

Purtroppo in Italia la maggior parte delle discariche che rappresentano delle bombe ecologiche sono “provvisorie”, nate per accogliere una piccola quantità di rifiuto trattato, ma che deroga dopo deroga hanno visto la quantità di materiale trasportato enormemente maggiore rispetto a quanto previsto inizialmente.

Non si può inoltre trascurare il fatto che la percentuale di raccolta differenziata nella capitale è a percentuali ancora molto basse, per cui la “qualità” del rifiuto che può raggiungere Cupinoro non fa sperare nulla di buono.

La decisione di Bracciano Ambiente, in ogni caso, ha generato il malumore in tutti i suoi colleghi del circondario. I primi cittadini dei paesi che conferiscono i rifiuti a Cupinoro, e che si trovano a poca distanza dall’invaso tanto da percepire come una seria minaccia la possibilità che i rifiuti della capitale possano giungere nella discarica, contestano a Sala il fatto di non aver informato nessuno, e aver preso la decisione autonomamente senza coinvolgere i suoi colleghi.

Parole molto dure sono state scritte dai sindaci di Ladispoli e Cerveteri, Paliotta e Pascucci, i quali accusano il loro collega braccianese di non averli coinvolti in una scelta che ha conseguenze importanti nei territori da loro amministrati. Intervistato da una TV locale, Alessio Pascucci ha chiaramente spiegato che, oltre a rappresentare una forte minaccia per l’ambiente, in un distretto vocato all’agricoltura e al turismo culturale, la decisione di Sala costringe i paesi del territorio a utilizzare impianti di trattamento dei rifiuti lontani con conseguente aggravio dei costi.

Non meno critico è stato il sindaco di Anguillara, Francesco Pizzorno, che ha fatto notare come questa scelta vanifica sia l’impegno assunto da amministrazioni e cittadini, che sono stati chiamati a un notevole impegno per riuscire a raggiungere risultati lusinghieri sul piano della raccolta differenziata, passo necessario proprio per diminuire l’utilizzo della discarica in luogo di sistemi di riuso e riciclaggio dei rifiuti, sia gli sforzi compiuti da imprese e associazioni che hanno lavorato in questi anni “per uno sviluppo turistico incentrato sulla sostenibilità ambientale, sulla produzione agricola e nel rispetto della natura”. 

Aspro il comunicato del capogruppo di ScegliAmo Italia al Comune di Anguillara, Sergio Manciuria, che chiede a Sala di tornare sui suoi passi, perché la decisione di vendere gli spazi nella discarica farà incassare al Comune di Bracciano 1,3 milioni di euro, ma costerà enormemente di più sotto il punto di vista ambientale.

I comitati cittadini chiedono a gran forza al sindaco di Bracciano e al Presidente di Bracciano Ambiente di ripensare quanto deliberato, a tutela della salute pubblica.

In prima fila ci sono i circoli Movimento Cinquestelle di Anguillara, Bracciano e Cerveteri, l’associazione Salviamo Bracciano, il gruppo Bracciano Bene Comune, e altre associazioni territoriali, che hanno organizzato ieri (3 ottobre) una manifestazione di protesta, con la presenza di alcuni esponenti dei comitati contro le discariche di Falcognana e Pizzo del Prete, segno che la difesa del territorio non è un problema che si può pensare di risolvere spostandolo in altri luoghi. Quello di ieri è stato il primo atto di una “guerra” che prevediamo non si risolva brevemente.