“Sono sconcertanti le dichiarazioni della Dott.ssa Galloni, direttrice regionale del Ministero dei Beni Culturali, sui ritrovamenti archeologici a Villa Messala Corvino a Ciampino. Legambiente Lazio chiederà il vincolo sui ritrovamenti nella Villa e sull’intero contesto territoriale come previsto dalla legge, al fine di tutelare l’area nel complesso -ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Quando la Direttrice regionale del Mibac propone di ampliare di 10 metri la fascia del vincolo 1089/39, già esistente sull’area di Ciampino, in modo da arrivare a 50 metri lineari dai futuri 65mila metri cubi di palazzi pensando forse di salvare così la villa, sembra dimenticare il vincolo del 1998 quando era lo stesso Mibac a sottolineare la rilevanza del ‘pregevole territorio che ne costruisce il contesto di giacenza’ e che in quanto tale, questo contesto andava salvaguardato. La tutela non si esercita sulla semplice esistenza del bene archeologico materialmente inteso, ma sull’intero contesto territoriale nel quale quel bene insiste, e che ne costituisce, quindi, l’ineliminabile corollario.”

Legambiente tira fuori le carte che parlano con chiarezza: nel Decreto del Mibac datato16 Ottobre 1998, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel 1999, con il quale l’organo massimo di tutela dello Stato ha posto -con l’istruttoria della Soprintendenza Archeologica di Roma, allora diretta dal Prof. La Regina- il “vincolo inclusivo” dell’area costituita dal “Parco dell’Appia Antica e delle zone limitrofe di Cava Pace, TorMarancia, Tor Carbone, Casale di Gregna – Anagnina, e Capannelle – La Barbuta” si afferma testualmente che “la tutela dei valori archeologici operata dall’art. 1, lettera m) della citata Legge 431/85, è distinguibile da quella operata dalla Legge 1° Giugno 1989, n. 1089, poiché ha per oggetto non già direttamente o indirettamente, i beni riconosciuti di interesse archeologico, ma piuttosto il pregevole territorio che ne costruisce il contesto di giacenza”. Oggi si rischia, allora, un completo rovesciamento rispetto a quelle affermazioni, una vera e propria involuzione culturale. Se il Mibac, nel 1998 avesse proposto un decreto con l’attuale impostazione, avremmo avuto nell’area di Tor Marancia la salvaguardia dei soli 9 ettari nei quali insiste la Villa dei Numisi, e cemento per 700mila metri cubi nel “contesto di giacenza”, ossia i 120 ettari di campagna romana. Se fosse prevalsa tale impostazione, avremmo avuto 10 ettari salvaguardati dell’area dell’attuale Parco Archeologico di Centocelle -il complesso archeologico Ad Duas Lauros, il complesso degli Equites Sigulares-, ma 800mila metri cubi dello SDO, comparto Torre Spaccata, poi cancellati dall’apposizione del vincolo voluto al tempo dal Prof. Ronchey. Ancora, se prevalesse tale impostazione si salverà poco o nulla dell’area del Parco Somaini, nel VI Municipio – 1.400.000 metri cubi, dopo un ricorso al TAR presentato dai costruttori contro il vincolo del Mibac, e accettato dalla Giunta Alemanno che ha addirittura raddoppiato gli indici edificatori sull’area, con una delibera per ora accantonata. Con l’impostazione della Dott. ssa Galloni, vedremmo colare 350 mila metri cubi di costruito nell’area del Deposito Militare a Vitinia, una splendida area di paesaggio naturalistico di natura anche archeologico. Ipotesi che Legambiente non vuole nemmeno valutare e contro le quali nelle prossime ore scriverà alla Direzione Regionale e al Mibac per avere precisi chiarimenti.

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