Nel 1990, il Ministero dei Lavori Pubblici, con un Decreto a firma anche del Ministero delle Finanze accolse l’istanza del Comune di Roma, effettuata per conto della propria  Azienda Comunale Elettricità Acque – ACEA – (si! Allora l’ACEA era una municipalizzata non una SpA), per la concessione di poter derivare dal lago di Bracciano una media di 1,1 m3/sec con picchi massimi di 5 m3/sec in casi eccezionali.
La natura dell’Azienda a cui si stava dando la concessione è chiara anche nel Decreto in cui si specifica la proprietà: “è concesso alla AZIENDA COMUNALE ELETTRICITA’ ACQUE – A.C.E.A. – del Comune di Roma”.
Importante anche sottolineare che, nei citati casi eccezionali, doveva essere assicurato, dall’ACEA,  il mantenimento delle escursioni del livello del lago nell’ambito di quelle naturali. Intascata la concessione l’ACEA costruì il noto acquedotto con una portata ben superiore a quella massima consentita: 8m3/sec contro i massimo 5 del Decreto. Le escursioni prodotte sul livello del lago furono talmente “naturali” da finire rapidamente e per  anni sotto lo zero idrometrico.  L’acqua viene venduta a Roma a circa 50 centesimi il m3. L’ACEA emunge (dati ACEA) dai 10 ai 25 milioni di m3 all’anno pagando un canone annuo di  soli 730 euro! Es. 20 milioni di m3 = 10 milioni di euro.
Va ricordato inoltre che la questione dell’uso delle acque del lago non può essere ricondotta ad una mera problematica idraulica ma dovrebbe investire tutto il sistema lago (dall’ecosistema vero e proprio, ai sistemi antropici quali quello turistico, agricolo, civile, termale ecc.).  Insomma una vera e propria questione di sostenibilità.
La novità ora risiede nell’attuazione della prima concreta fase del federalismo (approvato con legge delega del Parlamento il 21 maggio del 2009, la n. 42), quello Demaniale, che apre una nuova prospettiva di messa in discussione della concessione ACEA. Gli specchi d’acqua “chiusi e privi di emissari di superficie”, come il Lago di Bracciano, andrebbero infatti alle province. La Provincia di Roma potrebbe quindi rivendicare la titolarità delle concessioni e finalmente rivedere il rapporto con ACEA.  Con tariffe medie di 5 centesimi il m3 (10% del prezzo di vendita) si potrebbe finanziare un Osservatorio sulle acque magari gestito dall’ENEA che, come è noto, ha l’importante Centro di Ricerca della Casaccia proprio in zona. In questo modo si potrebbe regolare e monitorare l’emungimento dell’ACEA ma, più in generale, tutta la gestione del lago e l’uso dell’acqua. Con emungimenti di 10 milioni di metri cui si avrebbe una rendita di 500 mila euro/anno.
Già precedentemente la Giunta Provinciale di Gasbarra aveva solennemente preso impegni  in merito. Si pone ora,  a seguito delle conseguenze del federalismo demaniale, di  incalzare la Giunta Zingaretti, oerchè inizi il processo che porta alla revisione della concessione.
Link al decreto ACEA:
http://www.trevignanoromano.info/wp-content/uploads/2008/12/ministero2.pdf
Link Lavoro ENEA sul bilancio idrico del lago
http://www.provincia.vt.it/ambiente/Rel_Ambient_New_Life/AAI%20NT%20III.8.2.pdf